“Attribuendo un’immensa importanza al problema dell’Irlanda, Marx leggeva nell’Unione operaia tedesca delle conferenze di un’ora e mezza su questo tema (lettera del 17 dicembre 1867). Engels nella lettera del 20 novembre 1868 nota “fra gli operai inglesi odio contro gli irlandesi” e, quasi dopo un anno (24 ottobre 1869), ritornando sull’argomento scrive: “Dall’Irlanda  alla Russia ‘il n’y a qu’un pas…’ Dalla storia irlandese si vede quale calamità sia per un popolo l’averne soggiogato un altro. Tutte le porcherie inglesi traggono origini dal Pale irlandese. Devo ancora sgobbare sull’epoca di Cromwell, ma fin da ora mi pare certo che le cose avrebbero preso un’altra piega anche in Inghilterra, se non vi fosse stata la necessità di governare militarmente l’Irlanda e di creare una nuova aristocrazia” (Carteggio Marx Engels, V, p. 416). Notiamo ‘en passant’ la lettera di Marx a Engels del 18 agosto 1869: “A Poznan… gli operai polacchi mediante l’aiuto dei loro colleghi berlinesi hanno concluso vittoriosamente uno ‘strike’. Questa lotta contro ‘monsieur le Capital’ – sia pure nella forma subordinata dello ‘strike’ – liquiderà i pregiudizi nazionali ben diversamente che non le declamazioni sulla pace dei signori borghesi” (Ibid., V, p. 407). Da quanto segue risulta quale sia la politica che Marx ha svolto nell’Internazionale sulla questione irlandese: Il 18 novembre 1869 Marx scrive a Engels di aver pronunciato un discorso di un’ora e un quarto nel Consiglio dell’Internazionale sul problema della posizione del ministro britannico verso l’amnistia irlandese e di aver proposto la seguente risoluzione (…)” [V.I. Lenin, Sul diritto di autodecisione delle nazioni] [in V.I. Lenin, a cura di Nicola Simoni, L’autodeterminazione dei popoli, 2005]