“Quando nel 1884, con il titolo di ‘Socialismo utopico e socialismo scientifico’ cominciavano a circolare, tradotti in italiano dall’infaticabile Martignetti, i capitoli più significativi dell”Antidühring’ di Engels, Gnocchi-Viani ne consigliava la lettura al giovane Casati. “Leggilo, rileggilo, meditalo” (1), gli scriveva in settembre, mentre Casati al “cellulare” di Milano sperimentava, per la prima volta, la durezza della reazione governativa contro il Partito operaio. Ciò che nel lucido testo engelsiano Gnocchi-Viani aveva particolarmente apprezzato apparirà chiaro alcuni anni più tardi, quando, nel 1892, in un breve saggio sul “socialismo germanico” (2), riconoscerà a Engels il merito di aver attribuito un posto rilevante nella storia delle idee sociali a Fourier, a Saint-Simon e a Owen, definiti “fondatori del socialismo” e qualificati sì come “utopisti”, ma senza caricare tale connotazione di quella forte valenza negativa, di quel “significato altezzoso di sprezzo”, come Gnocchi-Viani dirà nei suoi ‘Ricordi’ (3), che aveva, invece, nel “Manifesto” in cui l’influenza di Marx era stata preponderante. In realtà, le proposte dei tre percursori del socialismo, nel discorso di Engels, assumevano una dimensione utopistica solo perchè “non potevano essere null’altro in un’epoca in cui la produzione capitalistica era ancora così poco sviluppata” (4). Il “loro nuovo edificio” (per dirla con Engels) era una pura costruzione della ragione, elargito “alla società dall’esterno” (5), a causa delle arretrate condizioni della struttura economica che avevano impedito a quei “grandi utopisti” di scorgere nelle contraddizioni “latenti nel modo di produzione capitalistico”, gli “elementi” (6) sui cui edificare una realtà migliore. Ciò nonostante, molte delle loro intuizioni continuavano a mantenere una vitalità inalterata. Lo stesso Engels lo aveva posto in evidenza, ricordando, per esempio, il ruolo centrale che, nel sistema saintsimoniano, spettava ai fattori economici, destinati a diventare “la base delle istituzioni politiche”, fino a trasformare l’organismo statale in “un’amministrazione di cose e in una direzione di processi produttivi” (7).” [Giovanna Angelini, Il socialismo del lavoro. Osvaldo Gnocchi-Viani tra mazzinianesimo e istanze libertarie, 1987] [(1) Lettera di Gnocchi-Viani a Casati, 19 settembre 1884; (2) Gnocchi-Viani, Alcuni appunti sul socialismo germanico, in ‘Il pensiero italiano’; (3) Gnocchi-Viani, Ricordi di un internazionalista; (4) (5) (6) (7) Engels, Antidühring]