“Inoltre è assurdo cercare di far rivivere una cultura popolare autonoma, fatta di miti e leggende: tutto ciò è cambiato da quando è comparsa la macchina, che, come notò Carlo Marx, “spezzò e infranse l’armonia dei rapporti secolari, le tradizioni e le consuetudini semplici, fuse e confuse in una molteplicità accelerata e infinita di rapporti gli uomini, le classi e gli scambi di prodotti tecnici e intellettuali, creò una larghissima realtà nuova, essenzialmente unitaria”. La scienza, oggi, nonché astrazione, è la filosofia più vera e più sana del lavoratore (P. Gilardi, Una parola ancora sulla cultura popolare, in La Cultura popolare, 1914, pp. 919-22).” [Maria Grazia Rosada, Le Università popolari in Italia, 1900-1918, 1975]