“Non possiamo qui sviluppare le leggi della centralizzazione dei capitali, o dell’attrazione di capitale da parte di capitale. Bastino pochi cenni di fatto. La lotta di concorrenza si conduce mediante riduzione del prezzo delle merci. A parità di condizioni, il basso costo delle merci dipende dalla produttività del lavoro; ma questa dipende dalla scala della produzione. Perciò i capitali maggiori battono i capitali minori. Si ricorderà, inoltre, che con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico il ‘volume minimo di capitale individuale’ occorrente per condurre un’azienda nelle sue condizioni normali aumenta. Ne segue che i capitali più piccoli si addensano in sfere della produzione, di cui la grande industria non si è ancora impadronita che in via sporadica o in modo incompleto. Qui la concorrenza infuria in ragion diretta del numero dei capitali rivaleggianti e in ragione inversa della loro grandezza, e termina ogni volta con la rovina di molti capitalisti minori, i cui capitali in parte finiscono nelle mani di chi vince, in parte scompaiono. Prescindendo da ciò, con la produzione capitalistica si forma una potenza del tutto nuova, il ‘sistema del credito’, che ai suoi primordi si intrufola di soppiatto come modesto ausilio dell’accumulazione e mediante invisibili fili attira nelle mani di capitalisti individuali o associati i mezzi monetari disseminati in masse più o meno grandi sulla superficie della società, ma ben presto diviene un’arma nuova e temibile nella lotta di concorrenza, e infine si trasforma in poderoso meccanismo sociale per la centralizzazione dei capitali” [Karl Marx, Il Capitale. Libro primo, 2006]