“Nel criticare l’interpretazione data dal Grün della psicologia di Fourier, Marx afferma che nessuno dei singoli attributi degli individui reali può indicare l’uomo nella sua totalità: “Quale genere di uomo può essere dedotto dal lobo del suo orecchio, o da una qualche altra caratteristica che lo contraddistingue dalla bestie? Un simile uomo è contenuto in se stesso, al pari del proprio comedone” (1). Tuttavia, Marx tenta un siffatto sommario della sua concezione della “natura umana in generale” quando dice: “l’intero carattere di una specie…è contenuto nel carattere della sua attività vitale e l’attività libera e cosciente è il carattere specifico dell’uomo” (2). In un certo senso una qualunque delle categorie più importanti in cui Marx presenta la sua visione, data la trama di connessioni che sussiste tra loro, potrebbe servire a questo scopo. Marx sceglie l'”attività vitale” dell’uomo, che si riferisce a tutte le attvità che contraddistinguono la specie umana, perché la considera il più vantaggioso punto di vista da cui osservare le altre relazioni dell’uomo. Il cuore dell'”attività vitale” è il lavoro produttivo; per Marx “la vita produttiva è la vita della specie. E’ la vita che genera la vita” (3). E altrove afferma “Come gli individui esternano la loro vita così essi sono. Ciò che essi sono coincide dunque immediatamente con la loro produzione, tanto con ciò che producono quanto col modo come producono” (4).” [(1] ‘L’ideologia tedesca; (2)(3) ‘Manoscritti del 1844’; (4) ‘L’ideologia tedesca’] [Bertell Ollman, ‘Alienazione. La concezione marxiana dell’uomo nella società capitalista’, 1975]