“Scriveva Marx già nel 1844: “In lotta contro tali condizioni, la critica non è una passione del cervello. Non è un coltello anatomico, ma un’arma. Il suo soggetto è il suo nemico, che essa non vuole confutare, bensì distruggere, poiché lo spirito di tali condizioni di vita è già confutato. Non si tratta di oggetti di per sé ‘degni’ di attenzione, bensì di spregevoli e disprezzate ‘esistenze’. La critica per se stessa non ha bisogno di chiarire i suoi rapporti con tale oggetto, essendo nei suoi confronti perfettamente in chiaro. Essa non si pone più come fine assoluto, ma soltanto come mezzo. Il suo atteggiamento essenziale è l”indignazione’, la sua ragione di vita è la denuncia”. (Marx, Critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione, in Annali franco-tedeschi, 1965, p. 128)” [Paul Lafargue, Il determinismo economico di Marx, 1976, testo e note a cura di Fabio Freddi, nota 1]