“L’economia politica classica anteriore a Marx nacque in Inghilterra, il paese capitalista più progredito. Adamo Smith e Davide Ricardo, studiando il regime economico, gettarono le basi della ‘teoria secondo cui il valore deriva dal lavoro’. Marx continuò la loro opera, dette una rigorosa base scientifica e sviluppò in modo coerente questa teoria. Egli dimostrò che il valore di ogni merce è determinato dalla quantità di lavoro socialmente necessario, ovvero dal tempo di lavoro socialmente necessario alla sua produzione. Là dove gli economisti borghesi vedevano dei rapporti tra oggetti (scambio di una merce con un’altra), Marx scoprì dei ‘rapporti tra uomini’. Lo scambio delle merci esprime il legame tra singoli produttori per il tramite del mercato. Il ‘denaro’ indica che questo legame diventa sempre più stretto, fino ad unire in tutto indissolubile la vita economica dei produttori isolati. Il ‘capitale’ indica lo sviluppo ulteriore di questo legame: la forza-lavoro dell’uomo diventa merce. L’operaio salariato vende la sua forza-lavoro al proprietario della terra, delle fabbriche, degli strumenti di produzione. L’operaio impiega una parte della giornata di lavoro a coprire le spese del mantenimento suo e della sua famiglia (il salario), e l’altra parte a lavorare gratuitamente, creando per il capitalista il ‘plusvalore’, fonte del profitto, fonte della ricchezza della classe dei capitalisti. La dottrina del plusvalore è la pietra angolare della teoria economica di Marx.” [V.I. Lenin, Carlo Marx, 1999]